La data fatidica delle riaperture e della nostra (quasi) liberazione è, dunque, stata annunciata: il 26 aprile. Certamente posticipata di un giorno per non sovrapporla a quell’altra più antica festività liberatoria ed evitare inutili interpretazioni giornalistiche.
Nella conferenza stampa di venerdì sera Mario Draghi ha smontato tutta l’impalcatura rigorista e proibizionista che ha dettato legge nell’anno cupo del governo Conte due (il colpaccio di diventare uno e trino, per fortuna, non gli è riuscito); ed ha teorizzato il “rischio ragionato” che gli italiani dovranno serenamente assumersi nelle prossime settimane, durante le quali essi riprenderanno gradualmente a svolgere le tradizionali attività comerciali, ristorative, culturali, sportive e ricreative.
Accanto a lui, il ministro Roberto Speranza ha fatto buon viso (si fa