Era febbraio del 2008, le elezioni politiche erano imminenti, e Silvio Berlusconi riuscì nuovamente a federare tutti i partiti del centrodestra, Lega bossiana inclusa. E a vincere quelle elezioni con una maggioranza relativa che si trasformò nel Parlamento in una maggioranza assoluta grazie alla legge Calderoli del 2005.
Un’operazione simile, nel senso geometrico del termine, era riuscita due anni prima anche a Romano Prodi col suo secondo governo ulivista, in cui aveva infilato tutti ma proprio tutti: Rifondazione Comunista, i verdi, i radicali e persino i mastelliani.
Due belle ammucchiate davvero, giustificate dalla storia della Seconda Repubblica e dalla legge elettorale di tipo maggioritario che tutto sommato garantì stabilità ai quei governi. Ma Berlusconi non riuscì mai a fare la