Ancora una volta la parola “lockdown” inizia a circolare nei dibattiti televisivi e a campeggiare sulle prime pagine dei giornali. E quindi la gente intuisce che la sua possibilità sta per diventare realtà nei prossimi giorni. Fu così anche a marzo: prima venne evocata l’idea, e poi il capo del governo ce lo servì con tutto il corredo delle odiose autocertificazioni che cambiavano ogni settimana.
Lo chiamarono il modello italiano, ammirato – dicevano – in tutta Europa. In verità era il modello cinese, inventato e realizzato non a caso in uno Stato totalitario e imperialistico; ed importato da noi con tutte le difficoltà e le farraginosità di una democrazia che pretende di sospendere da un giorno all’altro