La lettera che Sandro Bondi ha indirizzato alla Stampa del 23 aprile si può riassumere con due battute (“Forza Italia ha fallito, sosteniamo Renzi”) che rischiavano di passare alla storia come quelle del maresciallo Lapalisse, se non fosse giunta la prevedibile e parziale smentita della sera stessa (“Sono stato frainteso, resto fedele a Berlusconi”), che invece resterà per sempre un esempio di moderno donabbondismo.
Sì perchè, a parte la facile assonanza dei nomi, tra il Sandro Bondi toscanaccio e il Don Abbondio manzoniano mi pare ci siano diversi aspetti comuni: innanzitutto quell’aria parrocchiale, mite e rassicurante che, se è comprensibile in un curato di campagna sulle rive del lago di Como, mi ha sempre incuriosito e finanche inquietato in uno che doveva coordinare il più grande partito liberale