Il governo è scodellato, il pranzo servito, ma la minestra è la solita, nel bene e nel male. E questo già si sapeva: che la necessità di mandare in panchina Letta non proveniva da un’improvvisa riacutizzazione della crisi (peggio di così si muore, o meglio già si muore, come nel caso del povero panettiere napoletano di quarant’anni suicidatosi per la minaccia di una multa da duemila euro, roba che sembrerebbe uscita da un racconto di Kafka se non avessimo visto il pianto dei familiari in tv).
La razionalità avrebbe richiesto di andare avanti nella direzione intrapresa, certamente accelerando il percorso, magari inserendo due centravanti di sfondamento al posto del tecno-burocrate pachiderma Saccomanni e della mummia del sotto-sviluppo